La vostra ossessione per le regole sul posto di lavoro denota una bassa competenza del ruolo che state impersonando e sicuramente una profonda incapacità nel gestire del personale da voi stessi assunto. In questa epoca di crisi economica, vi spaventa all'inversosimile l'idea di una diminuzione delle entrate. Come potreste sopravvivere senza comprarvi l'ultimo ritrovato di tecnologia che non siete poi in grado di usare?
Incapaci di vedere le cause universali del problema, senza intuire nemmeno i singoli particolari della prossemica, vi concentrate su timori e superficialità, vi attaccate a un controllo maniacale di orari e comportamenti degli altri, verso cui scaricate le vostre frustrazioni personali. Dimenticate forse che lavorare nei servizi non è la stessa cosa che lavorare in fabbrica? Non stiamo producento oggetti in serie. Il miglioramento dei risultati nel terzo settore non è dato da una costanza oppressiva del tempo di lavoro, ma da una maggiore qualità dello stesso.
La nostra abilità nello scrivere, nel creare, nel rispondere a un utente, nell'organizzare una comunicazione, nel trovare l'idea perfetta per l'obiettivo prefissato, sono tutte capacità che vengono spontaneamente quando siamo sereni e contenti della nostra interazione in uno spazio chiuso chiamato ufficio. La vostra sorveglianza ossessiva sugli orari di entrata e di uscita, l'imporre i luoghi e i tempi in cui è possibile fare pausa, il vietare le modalità con cui noi preferiamo gestire le attività di cui siamo professionisti, non fanno altro che peggiorare la nostra propensione a fornire servizi ottimali.
Questa fissazione verso le regole e il potere mostrano la vostra sfiducia verso le persone assunte per offrire i servizi liberi di cui vi fate padroni. L'attaccarsi a leggi e cavilli è un pretesto ingenuo per rafforzare la vostra insicurezza personale, forse infranta da un'infanzia di prese in giro e prepotenze dai coetanei, forse crollata a causa di genitori troppo severi o troppo clementi.
Tutto quello che traspare dal vostro modo di imporre decisioni è una forte inettitudine nello sviluppare rapporti personali dallo sfondo umano, la preoccupazione del mettersi in discussione, la vostra paura delle persone con cui non sapete interagire, se non attraverso dinamiche di autorità. Nessuno che abbia un po' di buon senso vi rispetta nella vita reale, quindi vi chiudete nel mondo del lavoro, dove costruire voi stessi la vostra bolla protettiva, fatta di dettami arbitrari, contro ogni consiglio e illuminazione.
La vostra necessità di catalogare ruoli e attività secondo una logica maniacale dimostra una forte squilibrio interiore. Vi basterebbe leggere qualche testo di psicologia spicciola, per scoprire quello che è ovvio. Dei veri responsabili non hanno bisogno di regole, poichè sono rispettati spontaneamente dalle persone con cui lavorano, perchè sono davvero in grado di gestire un ambiente prolifico in cui la qualità umana è il vero valore.
Il vostro attaccarsi a un minuto in più o in meno svela l'incapacità del capire che le pause sono utili e benefiche allo svolgimento di un servizio, poichè riposati e contenti, è possibile svolgere esponenzialmente meglio quel servizio. E' logico che se qualcuno non svolge le proprie mansioni, allora esistono le motivazioni per cacciarlo, ma se non avete neanche le idee chiare sui compiti svolti dalle persone che siedono troppo lontano dal vostro guscio di vetro e insensibilità, come fate a valutare la qualità di una attività una volta chiusa la porta insonorizzata? Avete fallito non solo come leader, ma come esseri umani. Buon lavoro, io aspetto il weekend.